mercoledì 22 febbraio 2012

Crazy Stupid Love



Chi ha seguito gli ultimi post e letto la mia premessa metodologica sa che malgrado uno slancio di bontà dovuta probabilmente ad una qualche fase lunare particolare, ho in canna uno strascico di acidità san valentiniana! Per carità, non ho niente contro questa festa: voglio dire, se sei in coppia ti metti in tiro, ti portano fuori a cena e ricevi fiori e regali, se sei single ti vedi con le amiche e vi ubriacate di brutto... è la quadratura del cerchio!! In compenso essendo fieramente single devo assolutamente fare un post di bandiera! Sono anche stata brava e ho aspettato che le feste finissero in modo da non cadere nella scontata critica alla festa commerciale! Anzi, sono perfino in ritarda, rimanda oggi, rimanda domani! Però... Un giorno ricevo questo messaggio: "Non uscirò mai dal tunnel!".
Ora, secondo voi, a quale tunnel si stava riferendo questa mia amica? Posto che ovviamente non stava guidando nel Fréjus... Droga? No. Anche se si spiegherebbero molte cose in effetti... Abuso d'alcol? Beh sì, c'è dentro, ma non è assolutamente un tunnel dal quale ha intenzione di uscire quindi il problema non si pone! No, vedete... questa sciagurata si dispera perché è innamorata. "Che bella cosa!" direte voi. E invece no. E' una brutta, brutta cosa! Un pò perché sono la destinataria di tutte le tribolazioni emotive che ciò comporta, un pò perché rendiamocene conto, essere innamorati fa schifo! Prima che mi assaliate, specifico che mi riferisco proprio alla primissima fase dell'innamoramento, quella in cui il cervello perde il 70% delle sue normali facoltà cognitive. Poi la cosa si stempera e si sedimenta e.. diventa accettabile. Quindi chi è in una relazione da parecchio tempo non deve assolutamente sentirsi preso di mira! Lì è diverso, si ragiona in coscienza! E' come un'automobile che ha finito il rodaggio e ormai va in modo ottimale!
Il dramma è prima. Insomma, essere innamorati è terribile. E non parlo di amori non corrisposti o di storie finite male che ti fanno maledire il momento in cui l'hai incontrato, parlo di questo transitorio stato di minorazione mentale in cui perdiamo gran parte delle nostre facoltà cerebrali. Nonché della nostra dignità personale, aggiungerei. Vogliamo parlare delle farfalle nello stomaco? Quelle che, grazie a Dio, Belen Rodriguez non ha più da un pezzo, altrimenti solo il Cielo sa cosa avremmo visto.. Ragazze, quelle non sono affatto farfalle! Sono crampi alla bocca dello stomaco, chiaro preludio di un'ulcera duodenale. Sì perché prima o poi arriverà anche il suo momento.. dell'ulcera, intendo! Vogliamo parlare del "non faccio altro che pensare a lui"? Non è che uno stato di obnubilazione (con incursioni di tipo ossessivo-compulsivo, in certi casi) che ci rende peraltro risibili agli occhi altrui. Da cui infatti l'espressione "sarà innamorata..." quando una fa cadere oggetti di continuo, dimentica le cose, è sovrappensiero... In altre parole.. è particolarmente tonta!
Insomma, anche nella fase cosiddetta "più alta" di questo stupido sentimento, cioè quella in cui ancora non hai scoperto che il lui in questione ha gusti musicali terrificanti, amici che non possono essere definiti appartenenti alla razza umana e la coscienza politica di un armadillo, sei comunque, in ogni caso, al minimo storico.
E' una sensazione fastidiosissima, di idiozia totale, e te ne rendi conto. Sai che sei intelligente, brillante, forte, decisa eppure... te ne stai lì, sul divano, a pensare al vostro ultimo incontro. E, in periodo universitario, coi libri che dovresti studiare poggiati accanto, generalmente. Stai preparando l'esame più difficile del tuo corso di studi e invece che darci sotto leggi due righe e mezza e scivoli nell'ebetismo più assoluto. E ti odi! Profondamente, ti odi! Così come ti odi quando ti arriva un suo messaggio mentre fai la spesa e te ne vai in giro per il supermercato (dove peraltro ti conoscono!) con questo sorrisetto idiota stampato in faccia! E non riesci a togliertelo!! Ripigliati, sorella! Per un nanosecondo fai una faccia di circostanza, ti ricomponi, ma poi non ce la fai e ri-sorridi. E se ti vedessi dall'esterno ti diresti "Cocca! Che te ridi? La vita fa schifo! Nessuno ti regala niente!"
Innamorarsi è un'esperienza profondamente umiliante. Uno smacco per la stima che si ha di se stessi e delle proprie capacità. Ti senti una cretina! Non eri così nemmeno a 15 anni, perché iniziare proprio ora?!? Ti escono fuori frasette carine, smielose e.. idiote! Non ci sono altri termini!! Sei anche più gentile nei confronti del mondo, e questo, sorella, non è da te! Ti immedesimi in lagnosissime canzoni romantiche e c'è chi si è perfino intenerito nel vedere una bambina bionda mangiare un gelato con la nonna! Lì capimmo che era l'inizio della fine...
Tra l'altro, e di questo parleremo un'altra volta, oltre che in queste patetiche manifestazioni, il suddetto fenomeno può sfociare anche in forme psico-patologiche acute come la memorizzazione compulsiva dei nomi dei 700 contatti femminili che il disgraziato ha su facebook, perché ovviamente a te piacciono sempre quelli molto apprezzati dal pubblico femminile,  o a dei fenomeni allucinatori acustici come sentire il trillo del cellulare anche se sappiamo che abbiamo messo la vibrazione!
Fortunatamente, però, è solo una fase. Ad un certo punto, di colpo, ti svegli dall'incantesimo! Nel 99% dei casi ti rendi conto che è un povero scemo e ti senti doppiamente idiota ad aver perso la testa per lui. Ma tanto rimarrà un segreto di cui sarete  a conoscenza solo tu, tua sorella ed una ventina di amiche dal ricatto facile.

Nell'1% residuo, dite? Beh in quell'1% dei casi, lo sposi.

martedì 14 febbraio 2012

True Love



Tempo addietro notavo come esistano certe povere patetiche perdenti che cercano, vuoi via social network, vuoi via chilometriche telefonate, di farti in qualche modo “pesare” la loro situazione sentimentale, peraltro abbastanza scadente. Sono più che sicura che anche voi conoscete qualcuno così.. Ti fanno cadere tutto dall’alto: se il loro chéri imburra due-fette-biscottate-due, loro te la raccontano come se Alessandro Borghese si fosse impadronito del suo corpo e avesse messo su un menù da 24 portate. Se il malcapitato la porta in vacanza a Milano Marittima queste te la calano come se fossero stati a Saint Barth e via dicendo.
Come ho già detto.. Patetico! Cioè, per carità, apprezzo lo sforzo, eh! E sono contenta che ti importi così tanto di quello che io posso pensare, ma.. non serve, sul serio! Primo perché se volessi il tuo uomo cara, lo avrei, e secondo perché, se anche questi resoconti fossero fedeli alla realtà e il quadretto fosse veramente così idilliaco, cosa di cui mi permetto di dubitare, beh.. I wish you could see how much I don’t care! Così, dopo essermi fatta due risate sulla mediocrità della gente mi sono resa conto di una grande verità. Non c’è appuntamento perfetto, non c’è party esclusivo, non c’è uomo da sogno, non c’è fetta biscottata etero-imburrata che scambierei anche solo con una cena cinese con i miei migliori amici. Okay, forse se passasse Ryan Reynolds non lo rimanderei proprio a casa.. ma solo perché lo stimo molto come attore, sia chiaro! Però sul serio, sapete cosa? Quest’anno forse non festeggerò S. Valentino (e domani il mondo sarà pieno di dettagliatissimi resoconti delle varie serate) ma sono a posto così. Anzi, ritengo che mi vada pure di lusso. Ma soprattutto penso, e qui mi muovo cauta perché mi rendo conto di camminare su un sottilissimo filo, in bilico sulla voragine fiammeggiante della più assurda retorica, che più che festeggiare ipotetici fidanzati che si sa, spesso lasciano il tempo che trovano, bisognerebbe istituire un giorno per festeggiare gli amici.
Gli amici che ci sono sempre, da anni. Quelli che ti stanno vicini nei momenti brutti esattamente come in quelli belli, e non solo per fare atto di presenza e andarsene. Gli amici che ti mandano messaggi idioti, che ti taggano su post improbabili, quelli che ti chiedono consigli sentimentali a loro totale rischio e pericolo, quelli che soffrono di astinenza da scarpe nuove proprio quando ne soffri anche tu. E soprattutto quelli che ti hanno visto fare shopping di scarpe con lo stesso sguardo di Jack Nicholson in Shining e sono comunque ancora tuoi amici..
Gli amici che non vedi spesso o che non vedi da anni causa posizionamenti geografici avversi ma che in un qualche modo che non saprei descrivere "sai che ci sono", senti che non sono spariti come tanti altri che magari non senti da molto meno. Gli amici che conosci fin da bambina, quelli che ti porteranno ad un esaurimento nervoso ma che non potrai mai mandare a quel paese (anche se non è mai detta l’ultima parola!), e quelli che hai conosciuto per caso ad una festa ma con cui ti sei trovata a condividere pagine della tua esistenza in una torrida estate. E poi gli amici che da anni ti organizzano il compleanno, la festa di laurea, che non ti regalano fenicotteri malgrado una tua esplicita richiesta e che ti fanno regali cattivi a Natale senza nemmeno rendersene conto. Le amiche sempre entusiaste di quello che fai e che per qualche motivo hanno un’immagine di te che è di 100 volte superiore alla realtà. Quelle con cui parli di Crisis Management e della separazione tra Heidi Klum e Seal a distanza di 5 minuti. Quelle che odiano persone che a volte nemmeno conoscono solo perché ti hanno fatto un torto, e quelle che, al momento opportuno, tolgono il saluto a chi, col senno di poi, se lo meritava tutto e io ero proprio un’idiota troppo buona!! Quelle che ti rinfacceranno da qui all’eternità qualsiasi stupidaggine tu abbia fatto, che ti prendono continuamente in giro, così come quelle che ti schizzano il gioco con quello che – sono sicura – poteva essere l’uomo della tua vita ma che perdoni perché ti hanno vista piangere davanti a un vodka tonic per il più idiota dei cretini e poi non hanno più menzionato il fatto…
Poi ci sono gli amici che ti offrono Martini a bordo piscina e tu vorresti solo sposarli! A condizione di non avere figli però! E che poi la casa rimanga a me.. Quelli che cucinano per te, che ogni anno a Natale preparano i biscotti più buoni del mondo, quelli che organizzano sontuosi party natalizi e che ti portano a casa i cupcakes, e non solo per te, anche per tutta la tua famiglia.
Quelli che comprano due vestiti per la tua festa di laurea e poi decidono quale mettere. Quelli con cui commenti il campionato malgrado la loro discutibile scelta di appartenenza calcistica e quelli che vengono ai tuoi 25 anni da un’altra regione facendosi prestare la macchina della società. Quelli che ti spingono tra le braccia di un qualsiasi essere umano di sesso maschile che passi nei dintorni (e fanno danni la metà delle volte) e quelli con cui rimpiangerai sempre di non aver fatto la foto con Lady Gaga. Quelle che fanno la ola e che attribuiscono tutti i meriti alle scarpe da rimorchio e quelli che ti presentano amici imbarazzanti che però sono passati alla storia e rimarrano per sempre nei nostri cuori..

Mi sono dilungata più del solito.. Riassumendo volevo solo dire che ci vorrebbe un giorno se non per festeggiarli, almeno per ringraziarli.

E questo giorno per me è oggi.


[ma tranquilli, nel prossimo post torno cattiva...]



 

Premessa



Pochi giorni fa, guidando, un flash! No, non intendo l’autovelox, intendo un’illuminazione.. Non so perché ma la macchina mi fa questo effetto! Di colpo mi rendo conto che “ehi, ma tra poco è S. Valentino!!!” Non che non me ne fossi accorta prima… tra amiche che quest’anno causa mancanza materiale umano non festeggeranno avevamo già ampiamente discusso dell’imminente evento. E nei supermercati ero già stata bombardata da pacchianissimi cuori rossi, fiori scadenti e confezioni regalo di profumi da 4 soldi. L’illuminazione sta nel fatto che mi è venuto in mente in quel momento che avrei dovuto occuparmene qui nel blog. Del resto, onestamente... pensavate che avrei potuto soprassedere?!? Ecco, appunto! In più, sempre in macchina, mi sono ricordata anche che S. Valentino fu proprio il tema centrale del mio primissimo articolo pubblicato, ancora ai mitici tempi del giornale dell’università. Segno del destino o ironia della sorte? In ogni caso vista l’importante ricorrenza e complice la vague nostalgica ho partorito ben due riflessioni ed è quindi subito scattata la nevrosi: quale scrivo e quale lascio da parte?!? Perché la prima è intrisa di bontà e la seconda di cinismo. Sì perché si scrive cinismo e non cinicità, come qualcuno mi scrisse una volta.. Allora ho deciso di fare così: per stavolta non dirò niente di negativo su San Valentino (anche perché è già stato detto tutto il dicibile, sarebbe come sparare sula Croce Rossa) anche per rispetto nei confronti dei meno fortunati che sono obbligati a festeggiare, ehm, di tante coppie di miei amici che adoro e che, più che giustamente, oggi festeggiano! Quindi facciamo così: oggi pubblico questo eccesso di buonismo che immediatamente disconosco. Nei prossimi giorni invece vi ammorberò nuovamente ma stavolta con qualcosa di più acido. Del resto non è mai stato il mio lato caritatevole a rendermi popolare…

domenica 12 febbraio 2012

I [heart] my pink smartphone!

 
 
"Non mi sono mai sentita tanto persa e spaventata. Che cosa faccio senza il mio telefonino? Come faccio a funzionare? Continuo a cercarlo automaticamente in tasca, dove lo metto di solito.
Il mio unico impulso è mandare un sms a qualcuno e scrivere: "Oh mio Dio! Ho perso il telefonino!", ma come posso farlo senza uno stramaledetto telefonino?
Il cellulare è tutto per me. I miei amici. La mia famiglia. Il mio lavoro. Il mio mondo. Tutto."
 
 
 
                                                                                     -Sophie Kinsella-
                                                                                  I've got your number
 
 
 

domenica 5 febbraio 2012

George O'Malley è morto.



Sapete, fin da ragazzina ero un’avida divoratrice di serie TV. Proprio del tipo che si ricorda tutte le trame e che si affeziona ai personaggi! Infatti quando facevano morire qualcuno dei protagonisti la prendevo molto, ma molto, male e spesso smettevo di seguire del tutto il telefilm.
Col tempo però ho realizzato una cosa.. A parte  la comprensibile commozione durante le scene strappalacrime di chiara matrice sadica che mi venivano propinate, non era tanto la morte del personaggio in sé a urtarmi (anche perché si sa che alla base ci sono quasi sempre ben meno commoventi problemi di contratti e compensi) quanto il fatto che dopo tutti questi drammi e sconvolgimenti… la serie andava avanti. Il fatto che dopo un paio di episodi al massimo tutti quanti riprendevano la loro vita e i loro intrighi. Era questo insomma che mi intristiva. Il momento in cui, anche giustamente per carità, la vita continua. Ed è proprio così che accade.. Insomma, se ci succedesse qualcosa domani (e sto toccando legno e ferro perché la prudenza non è mai troppa..) alla fin fine il mondo girerebbe lo stesso, no? Qualcuno sarebbe triste, altri ballerebbero sulla nostra tomba, ma ad un certo punto riprenderebbero tutti le loro normali attività. E questo da un lato è anche un serio attentato alla nostra autostima, isn'it?
Pochi giorni fa, in bar, davanti ad una bella, calorica, colazione, riflettevo assieme ad un’amica su come a distanza di cosa? Un anno? Neanche! cominciassero ad affievolirsi i nostri ricordi di tutta una serie di persone che a loro tempo potevano fregiarsi della somma onorificenza di “nostri amici” e che comunque, anche per il periodo immediatamente successivo la loro decadenza, avevano animato il dibattito di ogni nostro singolo incontro/telefonata/mail/sms. Entrambe avevamo questa stessa sensazione. Non riusciamo quasi a ricordare com’è che potessimo essere in rapporti di amicizia con determinati soggetti, ci sembra strano il fatto di aver condiviso scene di vita quotidiana con loro seppur per un periodo limitato, e se all'inizio parlavamo tanto di loro, in termini ovviamente piuttosto spiacevoli, da provocare fischi nelle orecchie udibili fino a San Francisco Bay, ora non ci pensiamo praticamente mai. Solo ogni tanto così, random, ci vengono in mente. Ed è quasi un pensiero strano, che ci coglie impreparate.
Così mi è venuta in mente una scena di Grey’s Anatomy. George O’Malley, che non era certo uno dei miei personaggi preferiti, muore. Del tutto inutilmente direi, visto che stava per partire per l’Iraq e quindi sarebbe uscito di scena comunque (cfr. su questo punto anche Cooper, Marissa). Per un’ora di episodio ognuno fa i conti con il lutto a modo suo e la trama è completamente incentrata su questo. Quella che sembra meno toccata dalla cosa è Cristina Yang, altro mio non-personaggio preferito.. A questo punto vi avrei messo un bel link alla scena ma questo ovviamente è uno dei rari frammenti di telefilm che non si trovano su youtube... Anyway... Alla fine dell'episodio, totalmente di punto in bianco, lei è a letto e di colpo trasalisce ed esclama: "George O'Malley è morto!", come se dopo tutti i discorsi strazianti e il funerale, se ne rendesse conto solo in quel momento.
Ecco, questo è quello che, più o meno, succede a me. Insomma,quando un qualsiasi tipo di rapporto umano finisce, amicizia o più che sia, il primo periodo è terrificante. Perdere un amico è una delle cose più orrende che la vita ci proponga. Nei primi momenti pensi che non ce la farai mai, che è improponibile solo il pensiero di non aver più a che fare con quella persona. Il 90% delle cose che vedi ti fanno pensare a lui. Chessò, incontrare qualcuno che conoscete entrambi e che magari da bravi stronzi sfottevate assieme, leggere un articolo sul suo gruppo preferito oppure vedere una cosa che sai che avrebbe adorato. E hai ancora il riflesso condizionato di scrivergli, un po’ perché è quello che avresti fatto in tempi normali, un po’ anche perché lui è esattamente la persona con cui hai voglia di parlare quando sei giù di morale. Poi però questo meccanismo del “Life goes on” si installa.. le cose che ti fanno pensare a lui diventano sempre meno e alla fine saranno solo quelle più importanti a spuntarla. L’istinto di scrivergli passa... specialmente dopo aver sguainato automaticamente e subito riposto il cellulare almeno due volte al giorno per mesi.

E finisce così.

Dopo aver pensato di non poter più trovare la forza nemmeno per truccarti o per guidare e aver progettato di passare il resto dell’eternità a bivaccare in camera tua, alla fine, semplicemente, vai avanti. La vita continua. Tu vai avanti, lui va avanti. Forse ti dispiacerà sempre un po’ in fondo. Ma questo fondo sarà sempre più in fondo. Un giorno non avrai più voglia di insultarlo con le tue amiche. E un giorno, il più triste di tutti, vedrai la sua macchina parcheggiata in città e non avrai nemmeno più voglia di darle fuoco. Un giorno comincerai a non pensarci più.

Tranne qualche volta. Di colpo. Come se fossi.. non so, colpita da un fulmine. Da qualcosa che, per un attimo, ti toglie il respiro.


Non siamo più amici. E non lo saremo mai più.


George O’Malley è morto.