domenica 19 agosto 2012

Compra una vocale

[Post scritto sotto ricatto alcolico-affettivo. Non teniamone conto.]

Se state leggendo queste righe, significa che sono ancora viva. E l'idea che un certo numero di persone possano sentirsi estremamente deluse da questa affermazione mi rallegra non poco.
Dicevo. Ieri ho fortemente  temuto per la mia incolumità a causa di un invito a cena che, con discrezione, ho provato a dirottare verso il ristorante messicano. Purtroppo, con zero risultati. Sì, perché una mia amica, che ha sempre presentato difficoltà psico-motorie (ma più psico che motorie) anche nell’arrotolare del prosciutto crudo su un grissino, adesso, con 75 gradi all’ombra e l'umidità al 130%, si è convertita all’uso dei fornelli, prima considerati niente più e niente meno che singolari oggetti d'arredamento.
Malgrado grosse remore, e perché poi "fondamentalmente, io sono buona", ieri sera, con la morte nel cuore e dopo aver fatto testamento, ho trascinato i miei tacchi 12 fino a casa sua per fare il mio sporco dovere di amica. Insomma, amica… conoscente, più che altro. E l’ho fatto solo dopo essermi premurata, sempre con la discrezione che mi contraddistingue, di farmi dire chi avrebbe partecipato alla serata. Per fortuna dell’antipaticissima padrona di casa, c’erano anche la ragazza più cool dell’intero campus universitario (e che per prepararmi al mio prossimo fidanzato, che si firma con la sola iniziale, chiameremo C.) e il ragazzo più carino della città. Armata di tequila nella vana speranza di riuscire a portarmelo a casa, e di un tris da bere per intrattenere la truppa, arranco verso il patibolo. 
In tutta onestà però sono ancora qui a raccontarlo, segno che, tutto sommato, non c’era niente di tossico. Tranne una cosa. Una nuova droga. (E non sei tu, Luke. Tu sei quella vecchia, ormai!) E tra questa, e una scottante rivelazione su usi e costumi di una nostra vecchia conoscenza,  penso che non dormirò tipo mai più.
In origine doveva essere un sorbetto alla menta.
Solo che non si è ghiacciato del tutto. Anzi. Non si è ghiacciato affatto.
Ed è stato fatto con 500 grammi di zucchero per ogni singola goccia d’acqua. La consistenza del miele e il sapore della menta. E dopo l’ammutolimento iniziale, dovuto al suicidio di massa delle papille gustative, e il comune, tacito accordo di desistere, ci abbiamo preso gusto. Perché era talmente oltre, talmente immondo, che C. ed io non potevamo resistere. A piccolissime dosi, col bordo del cucchiaino, lei inizia ad assaggiare questa specie di orrido blob ("però di gusto è buonissimo, eh!") ed io non posso essere certo da meno, cavolo! E così ti assuefai e scivoli in un mondo di incoscienza. E vai avanti, come quando guardi un film orrido e te lo vedi fino alla fine, per testare i tuoi limiti fisici. Sei nel tunnel, e cominci a usarlo come doping durante i tornei di tris, a suon di “è terribile!!” e smorfie orrende.  Perfino Alex Schwazer ci condannerebbe moralmente. Il nostro uomo se ne chiama fuori. La padrona di casa insiste perché si smetta di ingurgitare la sua stessa creazione. “Perché continuate a mangiare, se fa così schifo?” Beh, intanto non faceva schifo. Era…oltre al concetto di schifo. Di buono e cattivo. Oltre a quello di bene e male, giusto e sbagliato, bello o brutto. Di “brillante bionda naturale” o “stupida tappa malefica con zero senso dello stile”. Oltre a “persona che sa leggere e scrivere” o “brutta capra carnica”. E quindi vai avanti, catturata, ammaliata dall’impossibilità di collocarlo e classificarlo nella sezione deputata ai ricordi alimentari del tuo cervello.
E poi, anche lei, dà una seconda possibilità alla sua creatura. Ed è l’inizio della fine. Indice glicemico alle stelle. Parte in caciara. Tutti fuori controllo. Propongo di giocarsi l’unico uomo presente al torneo di tris. Si scoppia in risate fragorose quando io suggerisco che il fidanzato di un’amica debba per forza avere doti nascoste, altrimenti “perché mai una dovrebbe stare con lui?” e il nostro amico, piccino, carino, in un attimo di dolce ingenuità, risponde “Per amore?”. Non ridevo così forte dal 1997. Poi ovviamente arriva il turno dello stalking. Pose artistiche di stupide e sciatte idiote, nuove relazioni di gente che.. sì, insomma, di gente, pubblica lettura di brani di vera poesia, primi passi verso una mia personalissima vendetta (ti voglio bene C. Partners in Crime 4ever!<3) e commenti acidi sul semi-fasullo curriculum di qualcuno. Ad un certo punto stavamo parlando di organizzare una “tratta dei bianchi” ma non ricordo più a proposito di chi.
Gli unici momenti di puro dramma sono stati l’abbordare il discorso “De Rossi vicino al Manchester City” e lo scoprire che Alessandro Borghese è sposato. Sposato. Ci sono rimasta male. In più entrambi, mi è stato fatto notare, stanno con bionde con gli occhi azzurri. Dovevo muovermi prima, accidenti alla mia dannata pigrizia!
Insomma. Alla fine ho dovuto ripiegare e lasciare la serata con il nostro astemio amico, anche se, come abbiamo detto ieri sera, non è niente che non si abbia già visto tutte quante.. E mi dispiace dover notificare alle altre che dopo il mio passaggio ne rimangono solo le ossa. Però nel corso della serata gli abbiamo insegnato a fare i cuoricini su facebook per cui me ne aspetto un certo numero, domani, in bacheca!

E il titolo? Lo so, non trova riscontro. Mi è stato detto: “tu scrivi, che noi capiamo.”
E siccome, purtroppo, capisco anch’io, rabbrividisco e so che non dormirò mai più.
Grazie per aver sentito il bisogno di condividere queste informazioni con noi, brutta stronza.

venerdì 3 agosto 2012

Julian


E a giudicare dal titolo, il post potrebbe benissimo essere dedicato a Julian Baker, l’uomo che grazie all’anello gigantesco con cui ha chiesto alla fidanzata di sposarlo, quest’estate mi ha quasi fatto riconsiderare le mie posizioni sul matrimonio. Quasi. Perché poi un anello gigante te lo puoi comprare anche da te senza avere un essere umano che respira la tua aria e ruba spazio alle tue scarpe sempre in giro per la casa..
Invece no. E’ solo che nel giro delle ultime 24 ore, 48 se contiamo i tempi tecnici perché finalmente mi accasci su una sedia davanti al computer, facebook è stato uno scenario interessante. Si è fatta viva una mia amica francese che ha reiterato l’invito ad andarla a trovare. E lì ho dovuto abbozzare perché suo figlio a novembre farà cinque anni ed io non l’ho mai visto. Ed è abbastanza vergognoso, a dire la verità. Ma non è che ne abbia mai sentito l'urgenza. Allora le ho detto che, in effetti, mi piacerebbe conoscerlo prima che vada all’università (falsa!) e per cambiare argomento con eleganza, e sapendo che l'idea non le passa nemmeno per l’anticamera del cervello, le ho chiesto quando farà il secondo. Così sulla difensiva ci sta lei, stavolta. Peraltro, le ho suggerito anche di fare una femmina (trovi il modo, siamo nel 2012!) e soprattutto di chiamarla come la sottoscritta.
Qualche ora dopo ho trovato un post che illustrava il mio concetto di educazione dei figli e l’ho condiviso. Tempo mezzo secondo e una mia vecchia conoscenza, ancora dei tempi del liceo, commenta che sì, effettivamente sarò uno schifo di genitore. Ed in effetti è probabile. Anche se comunque, parecchia gente, negli anni, su questo punto ha dissentito. Non che fosse un argomento che avrebbe mai potuto riguardarli di striscio...
L'altra mattina, dando un’occhiata distratta agli aggiornamenti, sono stata assalita dal panico. Tra i miei contatti ci sono delle donne incinte. La peggior specie. Non fosse che sarebbe brutto, le abbatterei. Certo, lo sapevo già, visto che di stalking in stalking e di mms multipli in mms multipli ero stata proprio io a diffondere alcune delle notizie. Ma il panico mi assale perché ora sono scatenate. Condividono talmente tanti dettagli sulle gestazioni che se fossi incinta io ne saprei comunque di meno. Ci fanno parte di tutti i risultati di test tipo “Sarai un bravo genitore?”, “Riuscirai ad occuparti di tuo figlio senza ucciderlo per sbaglio nei primi tre mesi?”, “Sei consapevole dell’impegno che comporta?”. Tutti test che peraltro avrebbero dovuto fare prima di concepire, non dopo, a rigor di logica. E poi 150 mila miliardi di foto di neonati che dovrebbero essere adorabili ma in realtà hanno solo una faccia da schiaffi, accessori per neonati, camerette per neonati, giocattoli per neonati, roba inutile che tu puoi anche comprare ma nessun bambino ti filerà mai nemmeno di striscio perché a due mesi cosa te ne frega che il tuo lettino sia di legno pregiato o che le tue copertine siano ricamate a mano dopo un apposito corso professionalizzante durato 5 mesi? Vuoi solo magiare, giocare e dormire. Esattamente come me, che di anni ne ho già 26.
Scazzatissima non faccio nemmeno in tempo a dire a me stessa di essere meno cattiva ed intollerante. Nemmeno in tempo a sentirmi in colpa perché questo è "il miracolo della vita"! Anche se di miracoloso a ben guardare non c'è proprio niente. Ed è vero che i bambini sono funzionali alla salvaguardia della specie umana, ma è altresì vero che per quanto mi riguarda la specie umana, presenti esclusi, potrebbe benissimo estinguersi... Nemmeno il tempo di niente, che compare un post inviato dagli angeli del Cielo. Una persona che tollera i bambini maleducati meno di me. E che augura ad un moccioso crucco di morire male. Di morire male, capito? E poi va pure su Google traduttore a vedere come si potrebbe dire in tedesco per farlgi capire il concetto

Ragazza, tu sei un genio. Devo smettere di menzionarti in tutti i miei post perché le mie amiche diventeranno gelose,  ma sei un genio. E oltretutto più sei stronza tu, più mi sento buona io. Mi ripulisci la coscienza come fosse passata sotto i rulli del Car-Wash.
Se lo rivedi, dai un’occhiataccia cattiva al piccolo Julian da parte mia. Quel moccioso nanerottolo selvatico che se fosse mio figlio lo prenderei a sberle dalla mattina alla sera fino al sospirato giorno in cui sarà finalmente abbastanza grande per entrare in un collegio militare. E con la sua assenza, farmi finalmente fare bella figura con le amiche.