giovedì 29 novembre 2012

Wave goodbye. Kiss goodnight. Drive away.


Ho deciso di  prendermi una pausa.

E per “deciso” intendo che, inizialmente, la sanguinaria idea primordiale era quella di chiudere tutto. Non solo il blog, anche Twitter e Facebook. Cercare qualcuno che mi piombasse il cellulare e, possibilmente, trasferirmi in Guatemala.
Tolti i vestiti, il trucco e i tacchi (e un’inspiegabile laurea proprio in Relazioni Pubbliche), ci sono momenti in cui ho una propensione alla socialità degna del Buon Selvaggio di Rousseau.
Però, le pochissime persone a cui ho parlato delle mie intenzioni mi hanno violentemente dissuasa dal mettere in atto il criminale piano, menzionando tra le altre cose una mia presunta incapacità di prendere decisioni di cui non mi penta poi immediatamente. Probabilmente mi confondono con qualcun'altra, perché a me proprio non sembra...

Inoltre,  il Guatemala è umido e i capelli mi starebbero da schifo. E allora tanto valeva fuggire in Brasile quando ne ho avuto l'occasione.

Così mi sono lasciata convincere. Smorzo i toni e per il momento lascio tutto com’è. Solo, come dicevo,  mi prendo una pausa. Diciamo un paio di mesi. Forse di più, forse di meno. Quando sei bipolare non sai mai esattamente cosa può succedere.
E non c’è un motivo particolare. O forse ce n’è più di uno. O, chissà, in fondo ce n’è uno, e quello basta. Diciamo che al momento non ho niente da dire. Proprio niente. Zero ispirazione e zero voglia. E se ci facciamo caso ultimamente ho latitato parecchio, e ovunque. E da tempo mi seccava che si potesse pensare che questa mia latitanza fosse dovuta a mancanza di interesse nei vostri confronti. Perché non è così. Le cause sono assolutamente endogene. Anzi. Il vantaggio di non smantellare tutto, sta proprio nel fatto che di tanto in tanto potrò passare ad aggiornarmi. In fondo ci sono un paio di intricate vicende sentimentali che seguo da mesi e di cui ora DEVO conoscere l’esito, c’è Siboney che studia vicino a dove vivo e con cui dobbiamo organizzare un aperitivo (ma anche un giro di shopping, magari). E poi Ferro, con le sue incredibili dritte musicali, quella disgraziata di Penny, che se un giorno mai dovesse riemergere dalle nebbie di Avalon, sa dove trovarmi. E poi potrò lasciare commenti cattivi ad un mio… amico (giusto?), che senza saperlo resuscita il suo blog, giusto nel momento in cui chiudo il mio. Scrive sotto l’evidente effetto della benzedrina e i miei sospetti sul fatto che i suoi post fossero finalizzati a sbatterci in faccia che lui questa settimana è a Milano!, Milano!, Milano!, sono stati confermati dalla foto della Fnac che mi ha postato su facebook. Con tanto di “Invidiami!”. Un gentiluomo.. Fortuna che non ho menzionato anche i trucchi Mac, che da noi non si trovano, e una serie di profumerie che mi mancano dai tempi di liceo, altrimenti sarebbe finita in rissa. E poi a far aperitivo a Milano son capaci tutti, è a farlo a Cervignano o a Campolongo al Torre che ci vuol bravura, caro.
  
E poi c’è lei. Lei che in questi giorni si è fatta fare il 257.893emo tatuaggio, e io non ho nemmeno i buchi alle orecchie. Lei, che tra pochi giorni farà pure il 257.894esimo e io e ho rifatto la frangia perché l’ultima volta mi hanno detto che assomigliavo ad Alicia-la-stronza-dalle-gambe-lunghe di I love shopping. Lei che se ci fossimo incontrate come la gente civile usa fare, ci saremmo date una squadrata e avremmo bofonchiato qualcosa tipo “Guarda quella!” (lei più di me, perché io sono buona e lei sotto sotto è la peggio snob). E invece abbiamo comuni progetti per il prossimo 3 ottobre. Lei che, come tutte le mie amiche mi odierà tantissimo perché non le ho detto niente. Ma sono sicura che mi perdonerà. Sono adorabile!;)  E tanto con la “notifica nuovo post” personalizzata, sarà come se non me ne fossi mai andata. Promesso. Siamo amiche di Mean Girls, significherà pur qualcosa, in questo sporco mondo!


Ah, e giusto per chiarire un piccolo punto. Siccome ogni volta che dico, faccio, o scrivo qualcosa mi si riversano addosso fiumi di mail, sms, telefonate e recentemente anche pellegrinaggi verso casa mia, di gente che vuole assicurarsi che non mi stia per buttare dalla finestra… Preciso che non mi sto per buttare dalla finestra. E questo tanto per non incorrere nell’effetto Jenna Hamilton. Anche se il fatto che io sappia chi è Jenna Hamilton, già da solo, sarebbe un motivo valido per prendere in considerazione l’opzione..
Per carità, io amo avere amiche apprensive. Anche perché (tirando l’acqua al mio mulino) ritengo che i disturbi psicopatologici di tipo ossessivo compulsivo rientrino assolutamente nelle manifestazioni di affetto. Ma sul serio, ho un sacco di progetti! Mi iscriverò in palestra per un paio di mesi e poi farò un corso di arti marziali. Sono ancora indecisa sulla disciplina esatta ma l’obiettivo in fondo è solo quello di riuscire a spaccare la faccia alla prossima stronza che si avvicina al mio prossimo uomo. Sono finiti i tempi del “ci sentiamo quando la tua ex francese riparte!”, signore. Prima devo solo fare una risonanza magnetica al polso destro.. Ho rinviato il problema ma ormai quando parcheggio devo tirare il freno a mano con la sinistra, e in manovra devo mettere il tasto City per mollare lo sterzo, cosa che per una pilota come me è oltremodo umiliante, roba da donnicciole. Adesso esco e vado a comprare un tutore col quale cercherò di captare la benevolenza altrui con il collaudato sguardo da passerotto con l’ala rotta. [e le amiche che non erano al corrente della cosa, ora hanno un motivo in più per odiarmi]
Organizzerò finalmente la serata sushi, quella messicana,  la serata poker e quella stalking. Una persona a cui tengo particolarmente, e di cui mi pento di non aver mai parlato, ha dato prova delle sue già note capacità poetiche promettendomi un “aperitivo alcolico senza pietà”,  in assoluto le parole più dolci che abbia mai sentito.
Darò vita al mio progetto di diventare una vera stronza. E fare almeno una cosa cattiva a qualcuno. Possibilmente in periodo natalizio. Uscire con l’ex di una mia ex-amica, inspiegabilmente diventato collega e amico di una mia ex frequentazione sarebbe perfetto in questo senso. Ma non avrò mai abbastanza fegato, probabilmente. Mettetevi il cuore in pace.
La proprietaria del mio bar preferito ha una nuova “collezione” di caffè particolari e mi ha detto che posso crearmene uno personalizzato con gli ingredienti che ha a disposizione. Se qualcuno poi ha un nome da suggerire ben venga, perché “Giuliacaffé” non mi convince più di tanto. Sto valutando se metterci dentro una correzione alcolica. Perché vedrei bene un caffè dolce che all’ultimo ti stende con una botta di grappa o di whiskey.
Vorrei finalmente trovare la tonalità di smalto che sto cercando da mesi, innamorarmi di un profumo che sostituisca Burberry Brit, concentrarmi sulla ricerca di un lavoro all’estero perché, salvo grandi occasioni o avvenimenti, punterei ad andarmene a settembre, fare un viaggio in Austria perché mia sorella ed io abbiamo bisogno di trucchi Catrice, e convincere una mia amica che anche se un uomo si chiama come “John il Rosso” NON  mi ucciderà al primo appuntamento e NON lascerà  uno smile di sangue sul muro. Anche se.. effettivamente, perché rischiare?
Insomma, starò bene. Probabilmente sostituirò metà di queste cose con "bivaccare sul divano e fare biscotti natalizi", ma è uguale.

Ciò detto e precisato, penso che tra oggi e forse magari anche domani, farò un ultimo giro nei miei blog preferiti per aggiornarmi e poi mi ritirerò per un po’.








P.S. Cristina.. ricordati che mi vuoi bene. A questo punto potresti già avermi mandato un messaggio di insulti, ma sappi che mi concentrerò fortissimamente sul tuo regalo di compleanno! E mi offro di accompagnare il tuo D.B. al prossimo raduno al posto tuo.


mercoledì 7 novembre 2012

Country Strong




Insomma. Anche se sei alta, bionda e hai ormai 26 anni, non sei immune dall’essere sgridata. Più di una persona, ultimamente, mi ha dato della rammollita.
Più di una persona anche solo tra ieri e oggi. Anche pochi minuti fa. Ed è assolutamente vero. Negli ultimi mesi mi sono rammollita sul serio. Ho perso quella scintilla di cattiveria che mi animava. E sono diventata un’asociale di prima categoria. 
Prima ho dato la colpa al caldo torrido, poi all’inizio dell’anno scolastico con conseguente ripresa della vita vera e dei suoi ritmi serrati. Però dopo il caldo c’è subito il freddo improvviso, le piogge torrenziali e quindi un nuovo alibi. Poi c’è stata l’influenza fulminante che mi ha vista bivaccare sul divano ed interrompere quasi tutti i miei rapporti sociali, durante una strenua lotta per la sopravvivenza durata due settimane e che non sono certa di aver vinto.
Ho trascurato praticamente… tutti. Dal primo all’ultimo, con rarissime eccezioni. Con alcuni mi sono già scusata, e per questo ho ricevuto esplicite quanto pubbliche minacce alla mia integrità fisica [ti amo tanto anch'io, a proposito]. Con altri mi scuso adesso, ad altri ancora non dico niente nella vana speranza di riuscire finalmente ad interrompere un rapporto di amicizia che dura ormai da anni e che, francamente, ormai fa molto two years ago…
E’ che il fatto è che ultimamente ho perso la verve, lo spirito propositivo. Non ho voglia di fare praticamente nulla. O almeno. Nulla che comporti sforzi fisici o, peggio ancora, intellettuali.
Per carità. Ho sempre voglia di vedere i miei amici, e li adoro sempre. Ma mi fa fatica. La porta di casa è sempre incredibilmente lontana dal divano. E poi non ho voglia di fare la brillante, perché in fondo sono una persona cupa. Ma non ho nemmeno voglia di essere depressa, perché in fondo sono una persona allegra.
Avrei voglia di una festa elegante, di vestirmi bene e di truccarmi per ore. Ma poi accantono il pensiero perché mi fa fatica pure quello. E poi, in fondo, chi me lo fa fare, se posso stare sul divano?
Vorrei andare a cena fuori. Ma dovrebbero venire a prendermi a casa, ritirarmi come un pacco, e mettermi di peso seduta al tavolo. E tra l’altro non voglio una cena qualsiasi. Voglio una cena messicana! La voglio dall’ultima volta in cui ci siamo andati ed era chiuso. Quella sera, nella mia auto, si respirava il sottile profumo di Delusione&SogniInfranti. Ci siamo guardati negli occhi con la morte nell’animo chiedendoci che direzione dare alle nostre vite ora che non avremmo potuto assecondare l’impellente voglia di taquitos, ed ho guidato mestamente verso un altro locale, allietando ad intervalli regolari il mio copilota con un insopportabile e piagnucoloso “Ma avevo proprio voglia di messicano! Proprio, proprio, tanta voglia!”, sapendo che era forse l’unica persona al mondo a poter comprendere tutto il mio dolore. E rendendomi conto di essere una, seppur  ovviamente adorabile,  scassaminchia  formato gigante, visto che rompevo le balle ad un uomo tornato stanco da un lavoro in lande ostili, che aveva voglia di messicano quanto me e soprattutto che è astemio. Astemio. Almeno io potevo bere per dimenticare, lui no. E di colpo relativizzi pensando che c’è chi sta peggio. C’è chi non beve.
Ecco. Bere. Bere invece è una cosa di cui ho sempre voglia. Più che altro ho voglia di quel preciso momento in cui cominci a percepire il leggero distacco dalla realtà. E ci bevi dietro per coltivarlo. E sei felice. 

E a dirla tutta, il punto forse è che non ho nemmeno più voglia di rigare quella macchina. Né di scrivere “Datti fuoco” sul parabrezza col rossetto a lunga tenuta. Che poi potevo essere solo io, visto che le altre fino al parabrezza non ci arrivano per limiti fisici.
A volte, dal passato, riemergono fantasmi. A volte hanno i contorni sfocati di una faccia da culo dietro ad un vetro atermico. Altre quelli netti, definiti, del nero su bianco di bollettini di guerra via sms che si susseguono fino ad un  “Incassi il colpo? Vuoi che ti chiami?”. E il dramma è che non c’è proprio più nessun colpo da incassare.
La vecchia Giulia si proponeva di smontare e rimontare al contrario corde di chitarra elettrica prima di un concerto. Sognava di squarciare pneumatici con una sparachiodi. Progettava di fargli arrivare al lavoro pacchi di materiale informativo sul viagra, tanto per fargli fare bella figura con i colleghi. Anzi, con le colleghe, in realtà. Si chiedeva seriamente quante taniche di benzina potessero mai  servire per la combustione completa di una fottutissima auto iberica.
E invece niente. Mi fa fatica. Voglio solo scendere in cucina, prendere due bottiglie di birra dal frigo e tornare in camera mia ad ascoltare country triste fino a bruciarmi le sinapsi. Ma così. Senza un motivo preciso.

E ora la mia unica speranza è quella di un bell’alterco tra automobilisti che mi svegli dal sonno dogmatico.